Natale! E adesso cosa regalo al mio bambino?

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Natale! E adesso cosa regalo al mio bambino?

Il dono nella relazione tra genitore e figlio

Natale, una festa tanto attesa quanto temuta per la solita corsa ai regali, e le solite domande su cosa regalare ai propri bambini…Bambini sempre più attrezzati e dotati di tutto, in possesso di giochi e giocattoli che in poco tempo finiscono in un angolo nascosto della cameretta, abbandonati nel “buco nero” del dimenticatoio.

Allora cosa fare? Esiste una lista dei regali “buoni” e una lista di quelli “meno buoni”? E soprattutto, che significato attribuire al momento-regali?

E’ possibile pensare ai doni non più soltanto come a uno scambio di oggetti, ma come a un gesto significativo che nutre la relazione tra genitore e bambino?

Vediamo di riflettere su tutti questi interrogativi.

Innanzitutto occorre fare una premessa importante: NO alla demonizzazione di videogiochi, strumenti virtuali etc., spesso inseriti in una “black list” che vede nella tecnologia la causa di ogni disagio evolutivo.

E’ certamente necessario prestare attenzione ai possibili fattori di rischio causati da un eccessivo utilizzo e dalla sovraesposizione agli stimoli visivi prodotti dai videogiochi, e quindi è indispensabile l’assistenza e la presenza dei genitori il cui compito è quello di stabilire regole di utilizzo e tempi idonei all’età dei figli. Ma escludere questi strumenti dalla lista dei possibili regali, descrivendoli come “un male sociale” non aiuta i piccoli a crescere e a sviluppare le proprie autonomie in un contesto che, adesso, inevitabilmente prevede la presenza di strumenti tecnologici. A quanti di noi, oggi adulti, sarà capitato di ascoltare i racconti di qualche persona anziana che narra di un passato, neanche troppo lontano, in cui la gente non poteva usufruire di TV, telefono, internet, etc., tutti strumenti che noi diamo per scontati, elementi imprescindibili della nostra quotidianità, la cui assenza non è nemmeno lontanamente immaginabile. Allo stesso modo, i bambini e i ragazzi di oggi, non a caso soprannominati “nativi digitalizzati”, nascono in un ambiente sociale, quello attuale, in cui la presenza di strumenti tecnologici: videogioco, tablet, etc. si configura come “scenografia implicita dell’esistere”, un elemento costitutivo e imprescindibile della realtà odierna. Strumenti, quindi, il cui “buon utilizzo” rientra nei compiti educativi dei genitori affinché possano rappresentare un’opportunità formativa: sviluppo delle abilità cognitive, motorie, attentive, socializzazione, e non un rischio.

Ovviamente sì ad un bel libro che stimoli la fantasia, la voglia di conoscenza, la curiosità; sì a giochi da condividere, i cosiddetti giochi di società, per sviluppare la cooperazione, la comprensione del punto di vista dell’altro, il rispetto delle regole; sì a tutti quei giochi (oggi se ne trovano tanti in commercio) che mettono al centro l’espressione dell’emotività.

Ma , soprattutto, sì, un grande sì a tutti quei regali acquistati avendo in mente il proprio bambino. Non il regalo alla moda, quello da mostrare a tutti, quello che “più bello di così non si può…”, ma un regalo che rispecchi gli interessi, le curiosità, le emozioni del bambino a cui è destinato.

Fare questo, cioè sintonizzarsi con il mondo del proprio figlio, significa regalargli innanzitutto le nostre attenzioni, il nostro pensiero su di lui, riconoscergli la sua soggettività: “ti guardo, cerco di capire chi sei, e ti custodisco nella mia mente”.

Ma non solo: un regalo, per quanto affascinante, accattivante, stimolante etc., non ha valore di per sé; la sua importanza e la sua bellezza vivono nella relazione che unisce la persona che dona e la persona che riceve. Questo ancora di più nell’intimo e profondo rapporto che c’è tra un genitore e un figlio. Allora più che pensare al “giocattolo migliore”, occorre pensare al modo più ricco, fantasioso, amorevole di usare quell’oggetto nella relazione col proprio figlio. Ci renderemo, quindi, conto che anche un pezzo di legno può diventare un dono preziosissimo se il bambino lo assocerà a un momento condiviso col papà e la mamma. Ricordo, a questo riguardo, un bambino che aveva una cameretta piena di giochi e giocattoli di qualunque genere, alcuni ancora chiusi e impacchettati perché il piccolo non aveva avuto ancora il tempo di aprire tutti i doni che aveva ricevuto. Nonostante questo, il bambino trascorreva i pomeriggi annoiandosi, in cerca di qualcosa o qualcuno…che catturasse la sua attenzione. Un giorno suo nonno gli propose di giocare con le mollette per il bucato, provando a costruire treni, cavalli, missili spaziali; per diverso tempo quel bambino chiese di giocare sempre con le mollette, inventando gli scenari più fantasiosi: foreste, mare in tempesta, spazio etc. Aveva, forse, scoperto un oggetto meraviglioso, all’ultima moda? No…non credo…

Aveva scoperto la bellezza di un oggetto, e dei suoi mille usi, che lo legava ad un affetto importante: suo nonno, che, fra mille cose da fare e tanti nipoti da accudire, gli dedicava il suo tempo.

E questo è un altro dono importante: condividere un gioco/giocattolo con un bambino, costruendo storie fantastiche e fantasiose, peraltro ricordiamoci che i bambini verso i 4/5 anni esprimono una grande creatività (non a caso nasce il “fare finta di…” per cui una scopa diventa un cavallo, un barattolo diventa una pentola etc.), significa trasmettere l’idea che, nonostante il papà e la mamma abbiano tanto da fare, c’è sempre un tempo prezioso e importante dedicato al proprio figlio.

I bambini di oggi crescono con la chiara percezione di una società che si muove sempre molto velocemente, in cui il tempo è sempre poco, ed è difficile fermarsi. Comprendono, quindi, strada facendo, il valore del tempo “comprato a peso d’oro”. In tutto questo i genitori non fanno eccezione perciò sentire la disponibilità di un genitore a costruire un luogo e uno spazio temporale riservato al “giocare insieme” significa ricevere per il bambino un dono preziosissimo, di attenzione, accoglienza, amore e pensiero che lo riguarda.

E infine….se vediamo che un gioco va a finire nel famoso “dimenticatoio”, strizziamo un occhio. I bambini crescono…e con loro cresce curiosità, voglia di conoscenza e di un “nuovo” che li attende.

Grazie per la lettura

Laura Polito