Adolescenti

la cura psicologica è un bene di tutti

Ragazzi in viaggio

Che succede agli adolescenti in questo primo quarto di XXI° secolo? E’ l’adolescenza di sempre con le sue turbe puberali e le sue smanie relazionali oppure c’è qualcosa di più e di diverso?

Che fine farà l’ex bambino una volta attraversata la seconda decade di vita?

Il processo al quale assistiamo, l’avventura soggettuale che lo/la vede protagonista riguarderà sì le trasformazioni biologiche, cognitive e affettive che conosciamo e che abbiamo noi stessi vissuto, ma proporrà oggi diverse novità: dall’essere tutti, ma gli adolescenti più degli altri, nella ‘società-mondo’, alla caduta delle gerarchie organizzatrici del pianeta (le ideologie, le religioni,…), e poi l’innervatura del web che tutto connette, le molte culture presenti sullo stesso suolo, e poi il futuro del quale si è smarrita la via sicura…

Il corpo è oggi vissuto e utilizzato dall’adolescente come principale strumento di interazione con i pari e di conseguenza come mezzo di costruzione di una nuova impalcatura identitaria. Lo sviluppo puberale conduce a un fisiologico cambiamento non solo delle caratteristiche sessuali ma anche della rappresentazione mentale del corpo stesso, lavoro che coinvolge sinergicamente dinamiche cognitive, emotive e relazionali. La percezione della maturata fisicità sessuale allontana l’adolescente dalle cure amorevoli di coloro che fino a quel momento sono stati i suoi caregivers, spezzando gradualmente gli schemi affettivi e relazionali che sostenevano lo sviluppo infantile. Già proiettato dalla società, in modo più o meno cosciente, verso la necessità di adempiere al compito di costruzione identitaria, l’adolescente si trova a dover affrontare la difficoltà di abbandonare vecchi “strumenti di lavoro” senza averne ancora sperimentati di nuovi. Per la prima volta i modus operandi infantili incontrano il mondo senza la presenza e la protezione delle figure genitoriali, ormai svestite della loro armatura onnipotente, con la diretta conseguenza di minacciare di impotenza anche l’immagine che l’adolescente ha di sé stesso.

Sembrerebbe una battaglia solitaria destinata alla sconfitta, ma fortunatamente a scuola, su un campo sportivo o in altri luoghi di aggregazione fisici o digitali, gli adolescenti condividono disagi e gioie comuni. I pari diventano il nuovo oggetto di investimento, appiglio negli intricati sentieri della relazionalità extra-familiare. La sperimentazione di nuove modalità di interazione e la condivisione della propria vita interna con individui percepiti come simili permettono di alleggerire il carico emotivo angosciante portato dalle novità della sua fiorente soggettualità.

L’adolescenza dunque come un processo avventuroso la cui incertezza rende difficile azzardare previsioni, ma che è possibile comprendere nel suo svilupparsi. Poter lavorare nella stanza di psicoterapia con gli adolescenti è quindi entrare insieme a loro in quel territorio avventuroso, in gran parte inesplorato, custodendo la loro crescita e aiutando il soggetto protagonista ad arricchire di significati il racconto della propria vita, anche nelle più difficili esperienze che potrà incontrare.

Lo facciamo però sempre accompagnando anche i genitori a comprendere le forme che la complessità adolescenziale di oggi emerge nella singolarità dei loro figli.